Quali saranno gli effetti della Brexit sul mercato dell’arte? 

Se Londra è stata fino a questo momento centro del mercato mondiale dell’arte, insieme a New York e Hong Kong, l’entrata i vigore dal 1 gennaio 2021 della Brexit, potrebbe minare questa egemonia. La conseguenza più immediata sarà la notevole riduzione delle dimensioni del mercato dell’arte comunitario: senza il Regno Unito, il mercato UE nel 2019 avrebbe rappresentato soltanto il 12% delle vendite globali in termini di valore, contro l’effettivo 32% registrato. L’importo dell’IVA pari al 5% sulle importazioni nel Regno Unito da Paesi Terzi (in Italia l’IVA corrisponde al 10% del valore dell’opera importata) aveva contribuito a rendere il mercato britannico il punto di riferimento per la spedizione di opere d’arte destinate alla piazza europea, in cui una volta arrivate si trovavano libere di transitare senza ulteriori aggravi fiscali.
A seguito della Brexit, il Regno Unito non è più vincolato dalle direttive UE in materia fiscale e si trova a poter decidere di ridurre ulteriormente, o addirittura annullare, la tassazione sulle opere importate, facendo così concorrenza ai suoi principali rivali, il mercato statunitense (in cui l’arte importata non è soggetta ad IVA) e quello cinese, in cui l’IVA sulle importazioni di opere d’arte è del 3%.
Parigi ha adesso l’eccezionale opportunità di sostituire Londra, gravata ora per l’aumento dei costi e dei tempi di importazione, e diventare l’accesso europeo per le opere d’arte.  La Francia ha infatti adottato un regime ridotto di IVA al 5,5% per l’importazione di opere d’arte, il che ha incentivato importanti gallerie ad aprire succursali a Parigi, che dispone già di una forte base costituita da gallerie importanti e da case d’asta come Drouot, Christie’s e Sotheby’s.
Tuttavia sottolinea l’avvocato Maria Grazia Longoni, intervistata da  Marinella Pirelli in un interessante articolo di ARTECONOMY24 (23 gennaio 2021), se  un collezionista italiano acquista da una galleria inglese e l’opera viene trasferita in Italia, “… l’iva inglese con l’aliquota del 20% non è più dovuta, in quanto ci troviamo di fronte ad un’esportazione, che non è soggetta all’iva inglese. L’iva è dovuta in Italia, presso la dogana di introduzione, con l’aliquota del 10% e, quindi, si risparmia il 10%…. Lo stesso trattamento Iva si verifica anche nel caso speculare”.
Speriamo quindi negli effetti positivi della Brexit sul mercato dell’arte….