Coronavirus e cultura

Continuiamo i nostri excursus sull’arte che, come la cultura e il turismo, è tra i settori più gravemente colpiti dalle misure restrittive dovute al Covid 19. A diverse settimane dal Decreto Cura Italia, con cui il Governo ha messo in campo misure per sostenere anche l’industria culturale e creativa, molti hanno espresso perplessità riguardo all’efficacia di questi interventi. Negli Stati Uniti a sostegno della cultura hanno iniziato a muoversi diversi soggetti privati e fondazioni: ad esempio il Paul Getty Trust ha stanziato 10 milioni di dollari per i musei di Los Angeles, mentre in Italia la Fondazione Cariplo si è mossa stanziando 6 milioni di euro per diversi progetti culturali da realizzarsi in alcuni territori del Nord Italia. E nel resto del mondo? Il famoso curatore svizzero Hans-Ulrich Obrist, ora direttore della Serpentine Galleries di Londra, propone per il Regno Unito un grande progetto di arte pubblica per superare l’emergenza a sostegno delle istituzioni e degli artisti su modello del PWPA (Public Works of Art Project) costituito Franklin D. Roosevelt alla fine degli anni Trenta, a seguito della Grande Depressione. Un grande disegno che aveva sostenuto più di 3700 artisti, contribuendo anche alla fiorente carriera di Jackson Pollock e Mark Rothko. Una comunità attiva di artisti che con la loro produzione, dipinti, murales e sculture pubbliche avevano contribuito a rimettere in moto l’economia. Da segnalare poi che la grande incertezza e la diffusione del virus a macchia d’olio in ogni continente ha reso nelle ultime settimane le borse quanto mai instabili, e molti investitori hanno visto ridursi in maniera sostanziale il valore di titoli ritenuti finora “sicuri”, mentre il Fondo Monetario Internazionale ha anticipato in questi giorni gli allarmanti contenuti del rapporto sull’economia mondiale che verrà presentato il 14 aprile. Nell’ottica di una diversificazione dei portafoglio, la decisione di chi ha saputo investire in beni alternativi, e quindi anche in arte come bene rifugio, si è rivelata particolarmente strategica. Anche se tali beni non possono contare su un rendimento costante, tuttavia raramente il loro valore si svaluta nel tempo e tal proposito i rendimenti del mercato dell’arte contemporanea supererebbe quello dell’S&P500, avvicinandosi in alcuni casi anche a oltre il +7,5% annuo sul lungo periodo, secondo il Deloitte Art & Finance Report 2019.