Dall’antico al contemporaneo: Roma accoglie l’arte, mentre le case d’asta italiane segnano nuovi traguardi

L’autunno italiano dedicato al mondo dell’arte si apre con la seconda edizione di “Arte e Collezionismo a Roma”. Quest’anno, la storica rassegna abbandonerà la fastosa cornice di Palazzo Brancaccio per rinascere tra gli splendori seicenteschi di Palazzo Barberini, sede delle Gallerie Nazionali di Arte Antica a Roma. Dal 18 al 23 settembre 2025, con due giornate di preview riservate agli invitati (18 e 19 settembre) e l’apertura al pubblico a partire dal 20, l’evento accoglierà 63 gallerie d’eccellenza, italiane e internazionali, in un percorso che si dipanerà tra i secoli: dall’antichità classica fino ai linguaggi più audaci della contemporaneità.  Promossa dall’Associazione Antiquari d’Italia, la manifestazione non sarà soltanto un’esposizione, ma un vivace “salotto culturale”, dove ogni opera fungerà da interlocutrice in un dialogo raffinato tra epoche, stili e sensibilità. Le opere selezionate, tutte di altissimo pregio storico e artistico, daranno vita a una narrazione stratificata, fatta di rimandi e rivelazioni, di confronti e di svelamenti inediti, tra Bernardo Strozzi e Dan Flavin. In questa edizione si assisterà, inoltre, a un momento cruciale per il mercato dell’arte in Italia: sarà infatti la prima occasione in cui si potrà misurare l’impatto dell’introduzione della nuova aliquota IVA agevolata, scesa dal 22% al 5% per cessioni di opere d’arte contemporanee.

Il mercato internazionale, prima della pausa estiva, era stato caratterizzato dagli ottimi risultati dalle aste di Old Masters a Londra, che hanno chiuso la stagione con risultati brillanti, segnando un nuovo record per Canaletto, il cui dipinto Venezia, Il ritorno del Bucintoro è stato venduto da Christie’s per 31.9 milioni di sterline, superando il precedente record del 2005. Anche Sotheby’s ha registrato vendite solide, tra cui spicca il nuovo record per Diana de Rosa, pittrice seicentesca napoletana riscoperta dal mercato, con Salomè con la testa di San Giovanni Battista venduto a 317.500 di sterline. Le case d’asta puntano ora su un pubblico più giovane e internazionale, con crescente attenzione alle artiste dimenticate.

In Italia, nel primo semestre del 2025, il mercato delle aste ha mostrato una notevole solidità, nonostante le incertezze che attraversano il sistema artistico internazionale. Le principali case d’asta italiane – Cambi, Il Ponte, Pandolfini e Finarte – hanno chiuso la prima metà dell’anno con risultati stabili o in crescita, confermando la resilienza del comparto nazionale.

Cambi Casa d’Aste ha registrato un fatturato stabile di oltre €21 milioni, con un numero maggiore di aste (68 contro le 60 del 2024) e un incremento dei lotti venduti. Tra i top lot spiccano un raro Rolex Daytona “Paul Newman”, una coppia di vasi Sèvres del XVIII secolo e un’opera futurista di Gerardo Dottori. Cresce in modo significativo il dipartimento di Design, che diventerà protagonista anche in autunno con una nuova asta dedicata.

Il Ponte ha chiuso il semestre con un incremento dell’8,6%, raggiungendo €18,5 milioni di fatturato, grazie anche all’ingresso nel gruppo francese Millon. L’arte moderna e contemporanea ha dominato i risultati, con aggiudicazioni importanti di De Chirico e Fontana, seguita dai gioielli e dall’arte antica. La casa milanese punta sulla diversificazione dell’offerta, sull’inclusività generazionale e sul potenziamento digitale.

Pandolfini si distingue per la vendita più alta del semestre: Cleopatra di Artemisia Gentileschi, battuta a €595.600. Il dipartimento di Dipinti Antichi guida il risultato complessivo con €2,6 milioni, seguito da arte moderna e gioielli, questi ultimi oltre i €3,4 milioni. La casa investe in nuove competenze e categorie, come il settore numismatico e il collezionismo librario.
Finarte, compresa la controllata Czerny’s, chiude con €17,3 milioni (+1,2%), sostenuta da 41 aste e da un buon mix di vendite pubbliche e private. Tra i lotti più rilevanti figurano I bagni misteriosi di De Chirico e un vaso cinese proveniente dalla collezione di Stefano Gabbana, passato da una stima di poche migliaia a quasi €175.000.

In sintesi, le case d’asta italiane dimostrano una capacità di adattamento concreta, rinnovando modelli, espandendo l’offerta e intercettando nuove fasce di pubblico. In un contesto globale in trasformazione, il sistema italiano continua a muoversi con equilibrio tra tradizione, innovazione e strategia.