28 giugno – 19 ottobre 2008
Pescara, Museo Villa Urania. Antiche Maioliche di Castelli

Mostra realizzata in collaborazione con la Fondazione R. Paparella Treccia e M. Delvet, e con il patrocinio della Provincia di Pescara e dell’Assessorato alla Cultura di Pescara e della Regione Abruzzo

Una mostra monografica,frutto della collaborazione con enti e istituzioni, dedicata ad uno dei più rappresentativi pittori abruzzesi dell’Ottocento. L’evento si svolge in occasione dell’ottantesimo anniversario della morte e rende compiuto omaggio ad un protagonista di una delle più memorabili stagioni per la storia dell’arte abruzzese.
Nato nel 1851 a Roseto degli Abruzzi, fin dagli esordi il pittore si dedica alla raffigurazione della realtà della campagna abruzzese. Dopo aver vinto nel 1873 il concorso del pensionato artistico, si trasferisce a Firenze, dove frequenta la Scuola libera del nudo, istituita presso l’Accademia di Belle Arti, diventando allievo di Antonio Ciseri.Il pittore esordisce nel 1880 a Torino con i dipinti “Un’odalisca” e “Una vecchia abruzzese”, opere esposte in mostra. Nel 1888 alla mostra operaia di Teramo l’artista presenta, tra le altre tele qui esposte, “La lavandaia” e “La pescivendola” oltre al celebre dipinto “L’operaio Politico”, soggetti caratterizzati da una più evidente indagine psicologica, che portano a paragonare le tele di questo periodo, a quelle di Teofilo Patini, annoverandole nella corrente del cosiddetto verismo sociale.
Ritornato nel suo paese natale, si dedica a partire dai primi anni del Novecento alla rappresentazione delle marine, la parte più nota e probabilmente più apprezzata della produzione del pittore. In queste ultime l’artista esprime al meglio l’indagine compiuta en plein air e lo studio della luce dando uno splendido spaccato di vita quotidiana in cui il protagonista diventa la gente d’Abruzzo.
Per questa sua ultima produzione, tra cui si possono annoverare “Partenza della lancetta” del 1910, esposta alla mostra, “Burrasca”, o anche “Alba sul mare”, dello stesso anno, il rosetano acquista un posto di rilievo nel panorama artistico nazionale, per la luminosità, le scelte prospettiche azzardate, per la verosimiglianza con la quale ricrea i riflessi della luce sull’acqua. Sono proprio i dipinti che ambienta in riva all’Adriatico, durante l’alba o il tramonto, che lo fanno conoscere come “il pittore della luce”, per via della particolare luminosità che sempre vi si riscontra.

Pasquale Celommi
(Montepagano, 1851 – Roseto degli Abruzzi, 1928)

L’odalisca (1880 ca.)

Olio su tela, cm. 79 x 113
Firmato in basso a sinistra

Pasquale Celommi - L'operaio politico

Pasquale Celommi
(Montepagano, 1851 – Roseto degli Abruzzi, 1928)

L’operaio politico (o La Vedetta) (1888)

Olio su tela, cm. 81 x 65
Firmato in basso a destra
Teramo, Pinacoteca Civica

Pasquale Celommi

(Montepagano, 1851 – Roseto degli Abruzzi, 1928)

 

Partenza della lancetta (1910)

Olio su tela, cm. 88 x 138

Firmato e datato in basso a sinistra

Pasquale Celommi - Partenza della lancetta
Pasquale Celommi - Sulla battigia

Pasquale Celommi
(Montepagano, 1851 – Roseto degli Abruzzi, 1928)

Sulla battigia (1910-20)

Olio su tela, cm. 99 x 69
Firmato in basso a destra